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La Storia in Magico Vento, Personaggi e avvenimenti

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| Zed |
view post Posted on 17/2/2009, 14:23 by: | Zed |




e siamo arrivati a lui, signori:
George Armstrong Custer (5/12/1839 – 25/6/1876)
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le foto su Custer si sprecano (basta farvi un giro su internet per trovare numerose foto che ritraggono anche momenti della quotidianetà di Custer).
Compare per la prima volta nel n. 44, "Gli Spettri di Fort Laramie"

da Wikipedia (più tagliato che copiato e incollato)
George Armstrong Custer è stato un militare statunitense.

Nel 1857, su raccomandazione del deputato liberale John Bingham (nonostante la famiglia fosse notoriamente di "fede" democratica), George Armstrong Custer venne ammesso all'Accademia militare di West Point. Di carattere testardo, ribelle, orgoglioso, permaloso, scarso amante dello studio, in pochi mesi raggiunse tante e tali note di demerito da rischiare l'espulsione, evitata, anche in questo caso, per intervento del deputato Bingham. Uniche materie in cui eccelse erano quelle pratiche: scherma, tiro con la pistola, equitazione. Durante una licenza a Monroe conobbe Elizabeth "Libbie" Cliff Bacon (1842-1933) che, successivamente, sposò.

Nel 1861, a guerra di secessione ormai iniziata, la classe di Custer venne diplomata con un anno di anticipo sul regolare periodo previsto, dovendo fornire ufficiali alle truppe nordiste (nel 1860 gli allievi sudisti si erano dovuti dimettere dall'Istituto). Classificatosi ultimo del suo corso (34° su 34), Custer venne assegnato, con il grado di sottotenente, al 2° Cavalleggeri, Compagnia "G", che ebbe il battesimo del fuoco il 21 luglio 1861 a Bull Run. Nel 1862 Custer entrò a far parte dello Stato Maggiore del generale George B. McClellan (1826-1885), comandante dell'unità più grande dell'esercito nordista, l'Armata del Potomac.
[...]
Nel 1863, a giugno, si distinse nel corso di un'operazione particolarmente rischiosa contro un reparto di cavalleria sudista, talché il generale Pleasonton gli assegnò, a 23 anni, una brigata di cavalleria, conferendogli un "General brevet", ovvero il grado di generale per il solo periodo di durata del conflitto.

La fama di Custer proseguì durante la guerra che concluse con il grado di "Major General brevet" (un grado valido temporaneamente e concesso in occasione di eventi bellici che richiedevano effettivi assai più numerosi per la conduzione delle operazioni). Dal punto di vista eminentemente tattico, Custer non dimostrò particolare immaginazione nell'esecuzione degli attacchi, limitandosi a sfruttare quello che era il criterio di attacco frontale normalmente insegnato presso le scuole militari dell'epoca e giustificando così l'asserzione di un suo collega che dichiarò che era salito ai vertici della carriera militare «camminando sulla schiena dei suoi soldati caduti in battaglia».

Spesso avventato, abituato ad attaccare sempre il nemico, anche in condizioni di evidente inferiorità numerica, Custer ebbe di certo dalla sua una notevole fortuna: a Gettysburg la brigata comandata da Custer ebbe 500 caduti su una forza complessiva di 1700 unità); in quella di Wilderness cadde oltre un terzo degli effettivi, mentre alla battaglia di Appomattox, l'ultima della guerra di secessione, solo la sua brigata subì gravissime perdite. Tuttavia, di fronte alla manifesta inettitudine di altri generali nordisti, i giornali dell'epoca si "appropriarono" della figura di George Armstrong Custer, facendone l'eroe per eccellenza e coniando per lui il soprannome di «Murat americano».

Nel 1866 il Presidente Andrew Johnson (1808-1875) firmò la legge che ristrutturò profondamente l'esercito trasformandolo, di fatto, in un organismo di polizia militare con compiti di controllo dell'ordine negli ex-Stati confederati e nei territori dell'Ovest. A seguito di tale legge, tutti gli ufficiali con "brevet" temporaneo furono retrocessi al grado che, per progressione di carriera, loro competeva. Anche George Armstrong Custer venne retrocesso al grado di capitano, tanto che egli accarezzò l'idea di trasferirsi in Messico, allettato dalla necessità dell'Imperatore Massimiliano d'Austria di disporre di molti generali esperti per combattere i patrioti ribelli di Benito Juarez.
[...]
Custer abbandonò il progetto di trasferirsi in Messico solo quando il generale Philip Henry Sheridan (1831-1888), già suo comandante di divisione, lo assegnò al comando di un nuovo reggimento in via di formazione. Si trattava del 7° Cavalleggeri che si formò a Fort Riley (Kansas) tra l'agosto ed il settembre del 1866.
[...]
Entro la fine dell'anno, il 7° Cavalleggeri contò 800 uomini, tra cui moltissimi stranieri [...], cui si era intanto aggiunto il capitano Tom Custer, fratello di George.
[...]
Nel 1867 il generale Winfield Hancock (1824-1886) organizzò una campagna contro i Cheyenne. Si trattò, tuttavia di una campagna dissennata ed inutile giacché i nativi americani erano in pace e l'intera spedizione non portò a nessun risultato concreto; anzi scatenò i Cheyenne sul «sentiero di guerra». Tutti i reparti impegnati vennero sottoposti a massacranti turni di servizio ed a marce forzate che, nel caso del 7° Cavalleggeri, finirono con l'arrecare gravi danni al reparto stesso che fu oggetto, come altri del resto, anche di centinaia di diserzioni. Benché non prevista dall'ordinamento militare, Custer applicò ai disertori la pena di morte talché, al termine della campagna, fu accusato dal Comando supremo di:

* abbandono del posto di comando (era di fatto andato a trovare la moglie abbandonando il reparto in pieno territorio "nemico");
* crudeltà verso i propri soldati (tra l'altro aveva fatto colpire alcuni soldati che stavano per disertare, vietando ai medici poi di curarli);
* abbandono di due suoi soldati feriti nelle mani dei nativi americani;
* mancato intervento in difesa di una postazione attaccata dai nativi americani.

La Corte Marziale, che si riunì il 16 settembre 1867 a Fort Leavenworth, giudicò Custer colpevole di tutti i reati ascrittigli ma, grazie alle amicizie altolocate e politiche che intanto aveva coltivato ed alla fama ottenuta durante la guerra di secessione, la pena si limitò alla sospensione dal grado e dall'attività militare per un anno.

Il 24 settembre 1868 Custer venne reintegrato in servizio dal generale Sheridan in vista della campagna invernale contro i Cheyenne meridionali. Il 12 novembre il 7° Cavalleggeri, dopo circa due settimane di marcia nella neve, sorprese il villaggio di "Caldaia Nera" (Mokatavatah, Black Kettle) (il Capo era scampato nel 1864 al massacro di Sand Creek del Colonnello Chivington) sul fiume Washita. Custer attaccò alle prime luci dell'alba (di qui il soprannome, tutt'altro che romantico come sembrerebbe, assegnatogli dai nativi americani di «Figlio della Stella del Mattino»).

In quella occasione, un drappello capeggiato dal maggiore Joe Elliott si staccò dal grosso delle truppe per assalire altri accampamenti più distanti; venne a sua volta massacrato da forze soverchianti Kiowa, Arapaho e Comanche. Custer venne accusato, dai suoi subalterni di non esser voluto intervenire in difesa dei commilitoni, e tale accusa contribuì, fino alla fine, a renderlo inviso alla maggior parte dei suoi ufficiali.
[...]
Una curiosità riguarda l'inno del 7° Cavalleggeri; Si tratta di un brano gaelico del Settecento, Garry Owen ("Il giardino di Garry"), già inno di battaglia dell'87° Royal Irish Fusiliers [...] suggerito a Custer, nel 1867, dal capitano Myles Keogh e suonato dalla formazione bandistica del 7° (13 musicisti e direttore Felix Vinatieri — di chiara origine italiana — durante l'assalto del Washita, ma non a Little Big Horn giacché la banda non venne impiegata e venne lasciata con le salmerie presso Fort Lincoln.
[...]
La sera del 24 Giugno 1876, alle ore 23.30 circa, inspiegabilmente, con uomini e cavalli decisamente stanchi, Custer riprese l'avanzata verso l'area in cui presumibilmente si trovava l'accampamento indiano; dopo ulteriori 16 km, alle 02.00 del mattino circa, Custer inviò gli esploratori indiani in avanscoperta e, dalla sommità del Crow's Nest ("Nido del Corvo") questi videro il più grande accampamento mai visto (si calcola un'area di tende lunga circa 5 km) accanto al quale pascolavano non meno di 10-15.000 cavalli (l'esploratore Tahmelapashme, "Coltello Insanguinato", riferì a Custer che i Sioux erano certamente più numerosi delle pallottole di cui il 7° disponeva).

È verosimile supporre che Custer mordesse il freno impostogli dal generale Terry e che cercasse, come disponevano gli ordini ricevuti, «un motivo sufficiente per discostarsene». Il fatto che un distaccamento del 7° fosse stato intercettato (anche se non vi era stato combattimento) da un piccolo gruppo Sioux diede verosimilmente a Custer la scusa per attaccare, come era suo solito, alle prime luci dell'alba. Era domenica 25 giugno 1876, gli uomini ed i cavalli erano costantemente in marcia da quasi 24 ore, e quelle erano le ultime ore di vita non solo di Custer, ma anche di oltre 250 uomini ai suoi ordini.

Una curiosità: i nativi americani, verosimilmente, al momento dell'attacco non riconobbero il reparto (giacché la bandiera non era presente) né il comandante George Armstrong Custer anche perché, al Little Bighorn, al contrario di quella che è l'iconografia ricorrente, questi aveva i capelli molto corti avendoli tagliati prima di lasciare Fort Lincoln.

Il 27 giugno la sopraggiungente colonna capeggiata da Terry incontrò i superstiti del 7° ed apprese del massacro di Custer e dei suoi uomini. L'opera di ricerca e riconoscimento dei corpi, per una sepoltura sul luogo ove erano caduti, fu resa difficile, e talvolta impossibile, dal gran caldo estivo e dalle mutilazioni cui i corpi erano stati sottoposti e si concluse il 30 giugno. Il terreno duro e la mancanza di attrezzi idonei costrinse i soldati a seppellire sommariamente i commilitoni. Su ogni fossa venne piantato un paletto da cui pendeva un bossolo di pallottola contenente i dati identificativi (quando ciò era stato possibile) del caduto.

Il corpo di Custer fu rinvenuto il 27 giugno 1876 dal tenente James Bradley del 7° Fanteria, avanguardia della colonna del generale Terry; completamente nudo, era seduto a terra, poggiato ai corpi di altri due soldati. Presentava un foro di pallottola all'altezza del cuore ed un altro alla tempia sinistra (la dichiarata mancanza del cosiddetto "orletto escoriativo", tipico di un colpo sparato a bruciapelo e dovuto all'impatto dell'arma, e di tracce di polvere incombusta, fecero escludere si fosse trattato di suicidio).

Non era stato "scalpato" (verosimilmente proprio perché i capelli erano particolarmente corti), né mutilato e questo confermerebbe:

* che Custer non venne riconosciuto dai suoi avversari;
* che doveva esser stato ucciso quasi subito talché gli attaccanti non avevano riscontrato, da parte sua, azioni particolarmente meritevoli da giustificare le mutilazioni rituali sul nemico valoroso.

Tutto intorno al comandante del 7° si trovavano circa quaranta altri corpi ed alcuni cavalli abbattuti verosimilmente per farne riparo. Attorno a questo nucleo il tenente Bradley contò oltre 150 militari caduti.

Solo il 2 luglio 1876 Terry inviò corrieri con la notizia della disfatta del Little Bighorn e gli Stati Uniti vennero a conoscenza dei fatti solo il 5 luglio, nel pieno dei festeggiamenti del centenario dell'Indipendenza.
[...]
Gli Indiani assegnarono a Custer diversi soprannomi:

* Deretano duro (per la sua capacità di restare in sella molto a lungo);
* Capelli Lunghi (per la capigliatura normalmente fluente. Non a Little Big Horn avendo tagliato i capelli poco prima di lasciare Fort Lincoln);
* Figlio della Stella del Mattino (per la sua "abitudine" ad attaccare i villaggi dei nativi americani alle prime luci dell'alba).
Per la moglie Elizabeth era:
* Autie

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I numeri in cui compare Custer sono:
n. 44 - Gli Spettri di Fort Laramie
n. 45 - Gli Invasori
n. 46 - Battaglia sul Fiume
n. 61 - Vendette incrociate
n. 62 - Il Bersaglio
n. 77 - Pioggia-in-Faccia
n. 78 - Gli Speculatori
n. 91 - I Misteri di New York
n. 97 - La Guerra di Toro Seduto
n. 98 - Rosebud
n. 99 - Morto il 25 Giugno
 
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